Carissimi,
mi scuso per la prolungata assenza, ma gli ultimi giorni sono stati particolarmente intensi e il tempo è volato tra mille cose da fare.
Siamo arrivati qui a La Cruz nella Baia de Banderas sabato 12 gennaio dopo 6 giorni di navigazione. La traversata è andata piuttosto bene con vento costante da nord-ovest a 10-15 nodi che non ci ha dato troppo da fare con le vele. Purtroppo il cielo è stato quasi sempre coperto, così abbiamo sofferto un po' il freddo e la mancanza di energia (i pannelli solari senza sole funzionano a rilento). Poco male, è stato sufficiente rinunciare al frigorifero e ad ascoltare un po' di musica durante i turni di notte!
Appena partiti da La Paz, durante il passaggio notturno nel canale tra l'Isla Cerralvo e la costa della Baja California Sur, abbiamo preso un tonnetto: inizialmente pensavamo che la lenza si fosse ingarbugliata malamente nella deriva per via di una strambata non proprio ben eseguita (che, tra le altre cose, mi è costata la promozione... ora sono stata declassata a "sbucciapatate poliglotta di seconda categoria"). Poi la sorpresa: mentre cercavamo di recuperare l'esca ci accorgiamo che c'è qualcosa appeso là in fondo... non ci potevamo credere! Yum, sashimi per colazione, che gioia!
E così con il gennaker gonfio e la randa paciuta abbiamo iniziato la rotta verso sud: la costa lentamente è sparita nella foschia del tramonto e le onde disordinate ci hanno sballottato nel punto in cui l'Oceano Pacifico incontra il mare di Cortez.
Sono stati giorni di silenzi e lunghe ore in contemplazione del mare. Siamo stati bene in mezzo a quell'immensità come è stato altrettanto emozionante vedere di nuovo terra dopo 6 giorni di sola acqua. Stranamente non abbiamo incrociato nessuno: nessun'altra barca a vela (se non l'ultimo giorno in prossimità della costa) e nessuna "navona" ossia nessun cargo e/o nave da crociera.
Non siamo riusciti a pescare altri pesci, un vero peccato. Comunque avevamo cibo a sufficienza e così Francesco ha cucinato e mangiato in abbondanza come al solito. Io, complice un prolungato attacco di mal di mare, ho preferito non esagerare e cercare di mantenermi attiva e in grado di manovrare piuttosto che sofferente per essermi ingozzata di cibo. I turni di notte sono stati più piacevoli del solito con nuove costellazioni da riconoscere e delfini a farci compagnia. Solamente l'ultima notte un ventaccio contrario (20-23) ci ha costretto ad una bolina inaspettata conclusasi all'alba con l'ingresso nella Baia de Banderas dove il vento è crollato e ci ha lasciato alla deriva per qualche ora.
La nostra destinazione finale doveva essere Nuevo Vallarta, ma con una telefonata per avvisare la marina del nostro imminente arrivo scopriamo che la prenotazione è stata cancellata visto che eravamo in ritardo di un giorno sulla data prevista. Che fiscalità! Per questo abbiamo ripiegato su La Cruz dove sapevamo che c'era un'altra marina sebbene ancora in fase di costruzione. E meno male! La Cruz è uno splendido paesino di pescatori ancora (per poco) estraneo al turismo americano-occidentale di massa; tutta un'altra cosa rispetto alle affollatissime e cementatissime Nuevo e Puerto Vallarta.
Le strade qui sono di ciottoli, buche e polvere, i bambini giocano a pallone davanti a casa, polli e cani più o meno randagi ci accompagnano nel nostro primo giretto di esplorazione.

Ci sentiamo subito a casa e passiamo qualche ora in uno splendido locale all'apero gestito da due francesi: più che un locale si tratta del patio di casa loro, dove sono stati allestiti un piccolo palco per i concerti serali e un'esposizione di artigianato degli indios Huichol. Le bouganville colorate, una fontana con due tartarughe assonnate e numerosi gatti che dormono al sole completano l'atmosfera rilassata di questo bar-ristorante-galleria d'arte dove è possibile utilizzare internet wireless semplicemente sedendosi ad uno dei tavoli anche senza obbligo di consumazione. Madò, mi sembro una Lonely Planet dopo questa descrizione!

Troviamo senza problemi un meraviglioso hotel per la mamma di Francesco, anche se più che un hotel nel classico senso della parola, potrei parlare di un miniappartamento con terrazza e cucina arredato in stile messicano con mobili di legno grezzo e coperte colorate.
E così il 16 gennaio per la prima volta prendiamo un autobus per andare in aeroporto e l'esperienza rimarrà una di quelle da raccontare: a parte il fatto che nemmeno i passeggeri locali riuscivano a capire cosa dicesse l'autista che invece di parlare bisbigliava (per capire quanto ci costava la corsa ho dovuto leggere il labiale), la cosa più terribile è stato il suo stile di guida! Con il tachimetro rotto fermo sui 130 Km/h e un'immagine psichedelica di Gesù sul retro della sedia questo pazzo ci ha portato vivi (un miracolo) fino a destinazione dopo aver corso come in una gara di Formula Uno sulla strada statale scalcagnata e aver cacciato due o tre inchiodate da brivido di quelle con le ruote che stridono per la velocità con annessa derapata... Comunque poi, guardando altri autobus, abbiamo capito che abbiamo beccato male noi perchè tutti gli altri si muovevano a velocità regolare rispettando la segnaletica e le fermate!
Per il resto nulla da segnalare. Ora siamo qui con Nussi e stiamo facendo dei giretti di esplorazione nei dintorni (presto vi posterò foto e resoconti) e dopodomani partiremo per un viaggetto di qualche giorno lontano (si spera!) dal turismo per gringos.
Due giorni fa ci siamo avventurati verso nord senza una meta precisa e dopo ore di strada sterrata persi in mezzo ai campi prima, e al deserto poi, siamo arrivati in una spiaggia deserta stupenda chiamata La Pegnita. Peccato ci fosse un gran vento, troppo anche solo per sedersi un pochino al sole. Il tempo purtroppo non ancora mai stato clemente davvero e il caldo stenta ad arrivare.

Per il momento non ho altro da aggiungere, ma prometto prestissimo un nuovo post con nuove foto. Un abbraccio da La Cruz
mi scuso per la prolungata assenza, ma gli ultimi giorni sono stati particolarmente intensi e il tempo è volato tra mille cose da fare.
Siamo arrivati qui a La Cruz nella Baia de Banderas sabato 12 gennaio dopo 6 giorni di navigazione. La traversata è andata piuttosto bene con vento costante da nord-ovest a 10-15 nodi che non ci ha dato troppo da fare con le vele. Purtroppo il cielo è stato quasi sempre coperto, così abbiamo sofferto un po' il freddo e la mancanza di energia (i pannelli solari senza sole funzionano a rilento). Poco male, è stato sufficiente rinunciare al frigorifero e ad ascoltare un po' di musica durante i turni di notte!
Appena partiti da La Paz, durante il passaggio notturno nel canale tra l'Isla Cerralvo e la costa della Baja California Sur, abbiamo preso un tonnetto: inizialmente pensavamo che la lenza si fosse ingarbugliata malamente nella deriva per via di una strambata non proprio ben eseguita (che, tra le altre cose, mi è costata la promozione... ora sono stata declassata a "sbucciapatate poliglotta di seconda categoria"). Poi la sorpresa: mentre cercavamo di recuperare l'esca ci accorgiamo che c'è qualcosa appeso là in fondo... non ci potevamo credere! Yum, sashimi per colazione, che gioia!
E così con il gennaker gonfio e la randa paciuta abbiamo iniziato la rotta verso sud: la costa lentamente è sparita nella foschia del tramonto e le onde disordinate ci hanno sballottato nel punto in cui l'Oceano Pacifico incontra il mare di Cortez.
Sono stati giorni di silenzi e lunghe ore in contemplazione del mare. Siamo stati bene in mezzo a quell'immensità come è stato altrettanto emozionante vedere di nuovo terra dopo 6 giorni di sola acqua. Stranamente non abbiamo incrociato nessuno: nessun'altra barca a vela (se non l'ultimo giorno in prossimità della costa) e nessuna "navona" ossia nessun cargo e/o nave da crociera.
Non siamo riusciti a pescare altri pesci, un vero peccato. Comunque avevamo cibo a sufficienza e così Francesco ha cucinato e mangiato in abbondanza come al solito. Io, complice un prolungato attacco di mal di mare, ho preferito non esagerare e cercare di mantenermi attiva e in grado di manovrare piuttosto che sofferente per essermi ingozzata di cibo. I turni di notte sono stati più piacevoli del solito con nuove costellazioni da riconoscere e delfini a farci compagnia. Solamente l'ultima notte un ventaccio contrario (20-23) ci ha costretto ad una bolina inaspettata conclusasi all'alba con l'ingresso nella Baia de Banderas dove il vento è crollato e ci ha lasciato alla deriva per qualche ora.
La nostra destinazione finale doveva essere Nuevo Vallarta, ma con una telefonata per avvisare la marina del nostro imminente arrivo scopriamo che la prenotazione è stata cancellata visto che eravamo in ritardo di un giorno sulla data prevista. Che fiscalità! Per questo abbiamo ripiegato su La Cruz dove sapevamo che c'era un'altra marina sebbene ancora in fase di costruzione. E meno male! La Cruz è uno splendido paesino di pescatori ancora (per poco) estraneo al turismo americano-occidentale di massa; tutta un'altra cosa rispetto alle affollatissime e cementatissime Nuevo e Puerto Vallarta.
Le strade qui sono di ciottoli, buche e polvere, i bambini giocano a pallone davanti a casa, polli e cani più o meno randagi ci accompagnano nel nostro primo giretto di esplorazione.
Ci sentiamo subito a casa e passiamo qualche ora in uno splendido locale all'apero gestito da due francesi: più che un locale si tratta del patio di casa loro, dove sono stati allestiti un piccolo palco per i concerti serali e un'esposizione di artigianato degli indios Huichol. Le bouganville colorate, una fontana con due tartarughe assonnate e numerosi gatti che dormono al sole completano l'atmosfera rilassata di questo bar-ristorante-galleria d'arte dove è possibile utilizzare internet wireless semplicemente sedendosi ad uno dei tavoli anche senza obbligo di consumazione. Madò, mi sembro una Lonely Planet dopo questa descrizione!
Troviamo senza problemi un meraviglioso hotel per la mamma di Francesco, anche se più che un hotel nel classico senso della parola, potrei parlare di un miniappartamento con terrazza e cucina arredato in stile messicano con mobili di legno grezzo e coperte colorate.
E così il 16 gennaio per la prima volta prendiamo un autobus per andare in aeroporto e l'esperienza rimarrà una di quelle da raccontare: a parte il fatto che nemmeno i passeggeri locali riuscivano a capire cosa dicesse l'autista che invece di parlare bisbigliava (per capire quanto ci costava la corsa ho dovuto leggere il labiale), la cosa più terribile è stato il suo stile di guida! Con il tachimetro rotto fermo sui 130 Km/h e un'immagine psichedelica di Gesù sul retro della sedia questo pazzo ci ha portato vivi (un miracolo) fino a destinazione dopo aver corso come in una gara di Formula Uno sulla strada statale scalcagnata e aver cacciato due o tre inchiodate da brivido di quelle con le ruote che stridono per la velocità con annessa derapata... Comunque poi, guardando altri autobus, abbiamo capito che abbiamo beccato male noi perchè tutti gli altri si muovevano a velocità regolare rispettando la segnaletica e le fermate!
Per il resto nulla da segnalare. Ora siamo qui con Nussi e stiamo facendo dei giretti di esplorazione nei dintorni (presto vi posterò foto e resoconti) e dopodomani partiremo per un viaggetto di qualche giorno lontano (si spera!) dal turismo per gringos.
Due giorni fa ci siamo avventurati verso nord senza una meta precisa e dopo ore di strada sterrata persi in mezzo ai campi prima, e al deserto poi, siamo arrivati in una spiaggia deserta stupenda chiamata La Pegnita. Peccato ci fosse un gran vento, troppo anche solo per sedersi un pochino al sole. Il tempo purtroppo non ancora mai stato clemente davvero e il caldo stenta ad arrivare.
Per il momento non ho altro da aggiungere, ma prometto prestissimo un nuovo post con nuove foto. Un abbraccio da La Cruz
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