giovedì 30 luglio 2009

Kuna Yala o Arcipelago de San Blas

Prima di postarvi il diario di bordo delle nostre tre settimane in Kuna Yala, ho pensato di raccogliere un po' di informazioni sulla storia di questo luogo e sulla sua gente. Vi dico inoltre che alcune delle foto in questo post le ho dovute "prendere in prestito" dal web, perche', anche se ci sarebbe tanto piaciuto, non abbiamo avuto occasione di fare dei ritratti alle persone: da quando i Kuna hanno scoperto che a Panama City vendono le cartoline con le loro fotografie, beh, da allora sono soliti chiedere ai turisti 1 dollaro per farsi fotografare. L'arcipelago di San Blas o Kuna Yala si estende per circa 80 miglia nautiche e comprende piu' di 300 isole, molte delle quali disabitate.



Questo e' il territorio dei Kuna, la piu' popolosa etnia autoctona del Centro America, che nel corso degli anni e' riuscita a mantenere piu' o meno intatte le tradizioni ancestrali e ad ottenere anche una sorta di indipendenza dal governo centrale di Panama nel 1925. Si stima che il numero di Kuna attualmente in Kuna Yala sia circa 55 mila, ossia circa un 10% del loro numero totale prima dell'arrivo degli Spagnoli. Gli antenati dei Kuna vivevano sulle montagne Darien nell'interno, ma a causa delle continue inondazioni e frane, iniziarono a spostarsi verso la costa e le isole vicine. Qui trovarono meno problemi di adattamento anche grazie alla minore presenza di animali selvatici e alla migliore protezione nei confronti delle tribu' nemiche. Nel XVI e XVII secolo i Kuna dovettero affrontare l'occupazione dei "conquistadores" spagnoli e le conseguenti epidemie e carestie, per questo, attorno al 1750 i Kuna divennero stranamente bellicosi e massacrarono gli invasori. Nel 1785 poi, venne firmato un trattato di pace con gli Spagnoli e da qui per il popolo Kuna inizio' il commercio delle noci di cocco. L'economia kuna infatti, e' tutt'oggi strettamente basata sulla coltivazione delle palme da cocco che crescono senza fatica sulle centinaia di isolette dell'arcipelago (peraltro e' proibito per un non-Kuna prendere dei cocchi, anche se sono caduti a terra, perche' ogni palma ha un suo proprietario). Le noci di cocco vengono poi vendute alle navi Colombiane che portano in Kuna Yala rifornimenti di base, come cibo in scatola, cipolle, patate, carburante e quant'altro. I Kuna pero' riescono ad esportare anche aragoste, granchi giganti e polipi che normalmente costituiscono buona parte della loro dieta quotidiana. Sulla costa hanno anche piccole coltivazioni di ananas e yucca con cui integrano i loro pasti composti per lo piu' da proteine.

La Comarca de Kuna Yala e' ora una nazione a se' stante all'interno dello Stato di Panama ed e' governata da tre caciques o alti capi, cosi' come ogni villaggio e' retto da tre sailas che detengono l'autorita' sulla comunita'. Nonostante cio', Kuna Yala e' una societa' matriarcale: le donne controllano il denaro e gli uomini si trasferiscono dalla famiglia della moglie dopo il matrimonio.


Le donne hanno anche il compito di guadagnare i soldi necessari alla comunita' vendendo le molas, ossia delle applique' per le camicette tradizionali, cucite utilizzando diversi strati (da 3 a 7) di tessuto di differenti colori. Ogni mola e' unico e richiede anche diversi mesi di lavoro, dipende sempre da quanto il disegno e' elaborato. Le tematiche rappresentate sono prese dalla vita quotidiana in Kuna Yala: animali del mare, fiori, uccelli tropicali, scene che raccontano la mitologia e la storia dei Kuna...


In realta' la tecnica per creare queste composizioni di stoffa venne introdotta nel XIX secolo dai missionari cristiani che insegnarono alle donne Kuna l'arte del ricamo e delle applique'. Cosi' i Kuna, utilizzando i disegni tradizionali che prima si tatuavano sul corpo, iniziarono a produrre le molas e ad avere cosi' una nuova fonte di sostentamento. La qualita' delle molas dipende pero' da molti fattori: quelle piu' antiche sono pregiate, cosi' come quelle a disegno geometrico tradizionale. Le molas di nuova generazione hanno solitamente pochi strati di tessuto, i punti sono fatti a macchina e i disegni variano le tematiche e le tecniche di rappresentazione.
I tipici villaggi kuna sono normalmente ben inseriti nel paesaggio: le capanne sono costruite con bambu' e foglie di palma e il pavimento e' di solito rialzato di circa 20 cm grazie ad un gradino di sabbia compattata.




Ogni villaggio ha poi due capanne piu' grandi: una e' il congreso, ossia il luogo dove gli abitanti si radunano per discutere quasi ogni sera; l'altra e' la chicha, dove si celebrano riti spirituali legati all'uso di una bevanda intossicante (la chicha appunto) che viene ricavata dalla canna da zucchero ed altri ingredienti. Questi rituali si svolgono un paio di volte all'anno sotto la guida dello sciamano (nele in Kuna) che utilizza la chicha anche per intraprendere il percorso che lo porta a viaggiare tra qui e l'aldila'. Ora i paesini sulla costa hanno per lo piu' abbandonato le antiche tecniche di costruzione e gli edifici sono in cemento dotati di elettricita'; solo sulle isole i villaggi mantengono il loro aspetto tradizionale, anche se la societa' sta cambiando velocemente. Le nuove generazioni infatti raramente vestono con i costumi tradizionali e sulle canoe scavate nei tronchi spesso si vedono motori fuoribordo anziche' remi. Certo la regione e' vasta e nella parte piu' a est, al confine con la Colombia, le tradizioni rimangono ben radicate, anche per via del minor numero di visitatori.

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